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La storia “Ora Valerio sarebbe qui. Il referendum può aumentare la sicurezza nei subappalti”

La storia “Ora Valerio sarebbe qui. Il referendum può aumentare la sicurezza nei subappalti”

ROMA - Erano le tre di un pomeriggio caldissimo, il 21 giugno dell’anno scorso, quando Valerio cade da un tetto di un capannone da un’altezza di 8-10 metri e muore sul colpo. “Mio cugino lavorava in appalto senza formazione e senza protezione. Se avesse avuto il caschetto e l’imbracatura, oggi sarebbe qui con me”. A parlare è il cugino infermiere, Emanuele Caratelli, romano, 42 anni.

Come entra la storia di Valerio in quella dei referendum Cgil?

"Entra perché con le leggi attuali se qualcuno si fa male o muore, la colpa ricade sulle ditte in appalto o subappalto che tagliano sulla sicurezza. E spesso non sono neanche in grado di risarcire il danno. Questo stato di cose deve finire. La vita di un ragazzo o di una ragazza che lavora non può finire solo perché c’è qualcuno che non ha fatto il proprio dovere”.

Cos’è successo a Valerio?

"Quel pomeriggio caldissimo era con il collega a Lanuvio, vicino a Roma. Dovevano rifare l’impianto elettrico di un capannone. Ma erano stati formati solo per piccoli lavori domestici. A un certo punto Valerio è venuto giù. Non sappiamo se ha ceduto un lastrone del tetto: ce n’erano alcune di cemento, altre di eternit. O perché ha perso l’equilibrio o si è sentito male per il caldo. O per tutte queste cose assieme. Fatto sta che non indossava i dispositivi di sicurezza”.

Avete avuto giustizia?

"Solo silenzio. Sappiamo che il titolare della ditta è indagato. Sappiamo il nome della società che gestiva il capannone. Sappiamo soprattutto che Valerio aveva 29 anni: ne avrebbe compiuti 30 il mese dopo. Sappiamo che non è tornato a casa dalla compagna. Non ha più rivisto la mamma e il fratello. Non si può morire così, facendo l’equilibrista su un tetto”.

Il quarto referendum, quello che estende la responsabilità in solido del committente negli appalti, può cambiare le cose?

”Può contribuire a combattere la piaga delle morti sul lavoro. Oggi dare un lavoro in appalto o in subappalto significa per le imprese italiane limitare il rischio. Io di do il lavoro, poi te la vedi tu. Così si lavora oggi in Italia. È successo anche nella tragedia alla centrale elettrica di Suviana. Enel si è subito affrettata a dire: “Non erano nostri lavoratori”.

Dipende dalle norme...

"Così però non va bene. Dobbiamo fare in modo che tutti siano responsabili. Solo così possiamo fermare quell’inciviltà di avere tre morti sul lavoro al giorno. Lavoratrici e lavoratori che escono di casa e non ritornano. Una piaga che deve finire. Io e tutta la famiglia di Valerio chiediamo alle persone di andare a votare. E votare sì. Soprattutto sì al quarto quesito, quello sulla sicurezza”.

La premier Meloni ha detto che andrà al seggio, ma non ritirerà la scheda. Cosa ne pensa?

"Una presa in giro dei cittadini e dei tanti parenti delle vittime sul lavoro. Almeno il presidente del Senato è più coerente, visto che non si presenterà al seggio. E invece votare a questi referendum è un atto di dignità e coraggio non solo verso i precari, ma anche verso i tanti che perdono la vita lavorando in modo becero. Valerio aveva fatto la scuola professionale. Aveva imparato il mestiere di elettricista. Ma nessuno gli aveva insegnato come si sta a dieci metri da terra sopra un capannone. Pensiamoci l’8-9 giugno”.

La Repubblica

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